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CIRCOLO ACLI GAMESHIP DI COMASINA (MILANO). L’AGGREGAZIONE DEI GIOVANI ADULTI CON I GIOCHI DA TAVOLO: SPAZIO DI RELAZIONE E UN PRESIDIO PER IL QUARTIERE

Andrea Perrone, il presidente del Circolo Acli Gameship, del quartiere Comasina a Milano, nella vita fa l’educatore ed è nato e cresciuto nel quartiere. “Non c’è un ospedale alla Comasina”, ci racconta Andrea, “per cui non è letteralmente vero che sono nato qui, ma parlo così perché essere di questo posto richiama un legame identitario forte, che ha portato delle persone e dei gruppi di associazioni ad avere la spinta giusta per “occuparsi” di questo luogo e della sua gente”.

Ad un certo punto ci siamo trovati, come gruppo di giovani che decidono di darsi un nome: “Aggratis” e lo fanno per fare cose per il quartiere, in modo gratuito e volontario. Poi passa il tempo, la gente cresce e il gruppo “Aggratis” si sfalda, perché ognuno prende la sua strada. Però è un primo tentativo di coinvolgimento.

L’avventura del Circolo Acli, qui a Comasina, come prende il via?

Il nostro Circolo nasce nel 2023 come aps dopo due anni di sperimentazione. Una realtà che è stata il frutto dell’impegno di un gruppo di ragazzi che, provenienti da diverse realtà lavorative come operatori dentro “Comasina Centro, si sono messi insieme, con un obiettivo ed una passione comuni. All’interno di questa esperienza territoriale del Comasina Centro, una sorta di luogo polifunzionale, che nel tempo si è proposto come spazio di incontro delle realtà associative ed enti del quartiere, operavano anche referenti della Fondazione Aquilone, come Giulia, e Tommaso, che lavorava nell’Associazione “Contatto”. Io ho la passione per i giochi da tavolo, che incontra l’interesse degli altri, a cui mi legava già l’attività lavorativa. Troviamo che possa essere un utile strumento quello dei giochi per stare insieme e, di comune accordo, scegliamo di aprire uno spazio ludico in un quartiere dove non c’è nulla. Uno spazio in cui i giovani potessero incontrarsi, con l’occasione di uscire da casa per andare verso qualcosa di riconoscibile, di interessante. Ritenevamo utile creare una realtà che potesse essere sostenibile, tenersi in piedi con le proprie gambe, questo ci pareva importante.

Iniziamo a fare delle serate, per agganciare i giovani, portare una proposta nel territorio, essere presenti in piazza. Un presidio per la piazza che è anche luogo di spaccio la sera. L’idea è che se alle 20.30 noi ci mettiamo qui, con le luci accese, in qualche modo stiamo implicitamente dicendo: “se non vuoi stare fuori, puoi stare dentro”. Un anno e mezzo dopo la sperimentazione si aggiunge al gruppo Fabrizio, un attore importante, portando il contributo di una serie di competenze artistiche come la pittura in miniatura, il modellismo, i giochi da tavolo nuovi; ha condiviso la nostra idea di fondo.

Nel mezzo di questa avventura, verso l’aprile del 2022, abbiamo partecipato all’avviso pubblico della scuola dei quartieri del comune di Milano, occasione importante per mettere nero su bianco l’idea, focalizzando meglio chi eravamo, cosa facevamo, e alcuni enti ci hanno offerto una partnership. Ci eravamo posizionati bene, ma per esaurimento dei contributi non siamo stati ammessi. Si è trattato di un duro colpo, volevamo usare i fondi per avviarci come associazione, ma è stata comunque una grande opportunità per chiarirci meglio, per capire cosa essere e cosa potevamo diventare, decidendo di non mollare. Volevamo dar vita a quella idea, quindi abbiamo coinvolto amici e chi ci è stato accanto in questi anni, fino ad accogliere 18 soci, costruendo con un fondo un budget iniziale. Siamo andati avanti per due anni, restando una sorta di gruppo informale. Poi è arrivato il momento di darci una forma un po' più strutturata. Ci interessava puntare sulla trasparenza e darci l’opportunità di accedere a dei contributi, facendo tutto fatto bene. Per mettere su un’associazione ci sono tanti adempimenti e noi non sapevamo bene da che parte iniziare, siamo andati in cerca di aiuto. Allora un po’ per conoscenza, un po’ per relazione, un po’ per storia, un po’ perché sapevamo che a livello di impegno e valori ci corrispondevamo, le Acli ci sono sembrate il luogo più adatto a cui avvicinarci.

La comunità delle associazioni della zona ci ha dato un sostegno basilare, ci ha spronato, anche dal punto di vista degli spazi, non ci hanno chiesto nulla e hanno apprezzato l’idea, supportandola come si fa con una start-up. Carla Valenti è la presidente del circolo Acli Comasina ed è partita da lei la proposta di diventare un circolo Acli. Condividiamo lo spazio fisico di “Comasina centro” (luogo dove si incontrano molte realtà del quartiere e della piazza) con una libreria con ante dove conserviamo i giochi.  L’anta di sinistra è lasciata più libera e magari è incasinata, perché in autogestione, ci sono i giochi a cui possono accedere tutti. L’altra anta è chiusa a chiave, i giochi si possono prendere ma c’è una sorta di rito a cui ci si deve sottoporre: il gioco si chiede, si pensa con cura. Il messaggio dell’anta chiusa a chiave è proprio quello di far capire che c’è una cura e un lavoro di rete dietro; quindi, bisogna rispettare e imparare il modo in cui condividere. D’estate tendiamo ad uscire, ad abitare la piazza.

Qual è la vostra idea del fare animazione per la comunità? Il modo stare dentro questo quartiere?

Il Comasina centro incarna la mia idea della comunità, un’idea che non è uguale per tutti e che io vivo in un certo modo perché sono di qui, inoltre sto spendendo molta della mia professionalità in questo posto. Intanto per me è stato prendere parte ad un luogo fisico che si vede, poter creare uno spazio concreto, dove poter far convergere forze diverse, in cui ciascuno è portatore di risorse, passioni e capacità di fare cose diverse, che possono essere messe in rete. Il senso del fare insieme: dove uno si ferma dove non riesce subentra l’altro. Significa mettere in comune storie, esperienze, competenze, il proprio vissuto. Creare movimento insieme, l’intenzione di “far circolare” sono concetti alla base di questa idea di comunità che sto cercando di condividere con gli altri, che non sono di questo posto. Pur consapevoli delle difficoltà, perché ciascuno ha la sua identità, anche un certo bisogno di emergere, però lo spirito di stare insieme è forte e le persone che sono di qui condividono questo spirito. Chi non ha vissuto qui fa molta fatica a comprendere tutti i meccanismi della comunità perché sono complessi, per quanto siamo tutti molto affascinati e stimolati., anche se non vedono tutto il processo che riusciamo a compiere con il nostro operato. Il nostro è un continuo apprendere. Spesso le comunità sono percepite come un’accozzaglia di realtà, a volte messe insieme su fogli di carta, ma se poi non interagiscono, non ha senso. Serve un coordinamento, chi tiene le fila, agevolare la comunicazione, operare un monitoraggio continuo e un presidio fisico, che viene visto. Questo agevola il cammino della comunità stessa. Poi ci deve essere impegno personale, tanto, e lo sguardo: ci sono persone che qui sono tesserate a 4/5 enti diversi (alle Acli, alla ludoteca, al comitato di quartiere, ecc.) per manifestare il proprio impegno a tutto tondo e su più fronti.

L’intenzione da parte nostra all’inizio è stata quella di portare nel quartiere l’aggregazione dei giovani adulti, ma in un clima familiare ed inclusivo, non un luogo con aspetti commerciali, ma una ludoteca rivolta alla famiglia. Allo stesso modo ci interessava essere un presidio, un luogo di scambio per i giovani della piazza. Sicuramente ci siamo per dare delle risposte ad un contesto locale che presenta problemi di criminalità e con una forte dimensione interculturale, dove far dialogare i popoli, come di suol dire, e questo diventa sempre più difficile. Da anni lottiamo affinché la piazza, non sia associata ad una immagine di illegalità, con le Acli non ci siamo tirati indietro, abbiamo lavorato molto su questo. Siamo uno spazio, quello di Comasina, in cui tutti convergono ed è stato determinante l’apporto di tutti, in particolare delle Acli.

Molte sono le realtà che operano a sostegno di Comasina, perché dal vostro punto di vista, c’era il bisogno di dare vita a “Gameship” per il quartiere?

Ah questa è facile! (Andrea sorride). La nostra passione per i giochi da tavolo è stata già citata e questa è di sicuro una delle ragioni. Nel quartiere prima di noi non era presente alcuna proposta per i giovani, almeno per il target di cui ci occupiamo noi, ovvero i giovani adulti. Questo tradotto per noi significa i ragazzi dalle scuole superiori in su, ma per ora ci siamo concentrati su giovani dai 18 anni in poi. Ad esempio, madri o padri di famiglia: per queste persone non c’è nulla. Questa riflessione è frutto di una consapevolezza sperimentata da me in prima persona. Alle volte pensavo: “ma io vorrei poter uscire e fare qualcosa nel mio quartiere; altrove le cose ci sono e perché Comasina è dimenticata dal mondo?”. Quando mi sono occupato dei ragazzi più piccoli con l’oratorio, anche per andare a mangiare un gelato dovevi andare in luoghi vicini, attraversare il ponte che abbiamo qui. Quindi, volevamo portare qualcosa di diverso e inedito, che non si era mai visto, una proposta ludica di sicuro che potesse essere fruita con facilità, senza troppe complicazioni e in grado di abbattere alcune barriere tra le persone. L’idea era di mettere insieme le persone con il gioco, ma allo stesso tempo chiedere alle persone di mettersi in gioco. Questa esperienza nasce da un sentimento comune, in un preciso momento storico, e da un incrocio di motivazioni, idee, impegno, e fatta da un’altra parte non potrebbe mai avere le stesse caratteristiche.

Dalla sperimentazione, alla costituzione siete diventati una realtà un poco più consolidata. Avete qualche progetto in cantiere, idee per il futuro, altri obiettivi da raggiungere?

Proprio di recente, in occasione del bilancio, verso aprile, abbiamo scritto una relazione, individuando, con l’occasione degli obiettivi futuri che abbiamo condiviso. Come prima intenzione vogliamo investire su un’idea che si è sviluppata nel tempo, ovvero coinvolgere i ragazzi al di sotto dei 18 anni, quelli delle superiori. Prima eravamo scettici, poi quest’anno ci siamo inventati una nuova formula per il target dei membri che chiamiamo “junior”. Gli facciamo fare la tessera per questioni assicurative, poi però per le serate che organizziamo non versano alcun contributo, vengono gratuitamente. Non era produttivo per il Circolo economicamente, ma volevamo seminare a tutti gli effetti, cioè far crescere i ragazzi per poi coinvolgerli di più, provare a chiedere un impegno maggiore; inoltre direi che tengono botta con i più grandi, sanno giocare alla pari sugli stessi livelli. Quindi è fattibile. Al momento sono solo 5, ma nei progetti c’è di incrementare il numero.

La seconda prospettiva di cui abbiamo parlato riguarda la partecipazione ai bandi, qualora ci fossero, per disporre di un budget un po' più consistente, ma anche organizzare degli eventi insieme ad altri enti, come ad esempio la festa di quartiere dove siamo molto attivi, con un torneo anche con i più piccoli; facendo questi eventi animiamo la piazza, usciamo anche da Comasina centro. Un’altra idea è il corso di pittura in miniatura che vorremmo fare.

L’aspetto della comunicazione e pubblicizzazione del Circolo dovremmo curarla di più. Ci siamo ripromessi di incentivare l’attività di pubblicità, attaccando dei volantini nelle biblioteche, incrementando la nostra presenza sui social, per permettere alle persone di avvicinarsi di più. Non è la solita ludoteca ma dietro c’è un pensiero, dei contenuti che vanno narrati per coinvolgere e per fare in modo che qualcuno sia stimolato a fare in prima persona.