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CIRCOLO ACLI “MONS. FRANCESCO PLET” STARANZANO (GORIZIA). DA UN SEME NASCE UN ALBERO DOVE CRESCERE INSIEME E GENERARE LEGAMI NEL TERRITORIO

«Da quel seme gettato da pochi uomini di buona volontà, oggi è cresciuto un albero». Così, nei festeggiamenti del suo venticinquesimo anno di età si ricorda la nascita del Circolo Acli “Mons. Francesco Plet” di Staranzano a Gorizia. “Per l’occasione abbiamo preparato una pubblicazione” racconta Davide Ronca, Presidente del Circolo riconfermato al terzo mandato per via straordinaria.

Ripercorriamo un po' questa storia nei suoi passaggi principali. Quando e come nasce il Circolo di Staranzano?

Parliamo del 1959, quando le Acli rappresentano nel Paese e nella nostra regione una realtà consolidata e nel paese si raccolgono un centinaio di simpatizzanti. Grande impulso alla nascita del Circolo viene dato da Francesco Plet per tutti “Don Cesco”, rimasto a Staranzano per circa 19 anni, e questo mette in luce una caratteristica storica importante del Circolo, ovvero lo stretto rapporto intrattenuto con la parrocchia, che da sempre lo ospita nei locali di sua proprietà. Fino alla ristrutturazione dell’oratorio siamo rimasti nella struttura originaria. Un piccolo nucleo di aclisti staranzanesi frequentava da tempo il circolo di Monfalcone, attivo già dal 1947. Gli aclisti sono un supporto fondamentale per le diverse iniziative parrocchiali, nell’organizzazione delle processioni, delle feste e dei vari momenti di vita della comunità. Il sostegno e l’incoraggiamento di Don Cesco sono esemplari e grazie alla sua spinta il Circolo diventa un punto di riferimento per la collettività anche con gli operatori di Patronato e Caf. Il Patronato è attivo già un anno dopo la fondazione del Circolo e conta sul supporto di numerosi volontari, un concreto servizio offerto a tanti cittadini e lavoratori per superare gli scogli burocratici delle pratiche fondamentali. La gestione e la collocazione in locali adeguati del bar sociale è stata dall’inizio una delle preoccupazioni dei dirigenti del circolo Acli di Staranzano, assieme alla creazione di uno spazio per riunioni e incontri. Questa realtà si sviluppa nel rispetto della sua funzione aggregativa e di partecipazione, con la sistemazione del bar e della sala nello scantinato, in pratica il sottopalco della sala-teatro San Pio X, di proprietà della parrocchia, da tempo usato come deposito. Nell’arco di tempo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta partono i lavori di ristrutturazione, a cui i soci si dedicano con tempo e fatica, spendendosi gratuitamente in questo progetto di valore per tutti. C’è la possibilità di usufruire di uno spazio esterno.

Gli aclisti si sono pienamente inseriti nel tessuto vivo della comunità. I soci del Circolo sono stati negli anni impegnati per esempio nella commissione della biblioteca comunale, nella commissione per lo sport, negli organi collegiali della scuola, hanno collaborato con altre associazioni locali, senza distinzione di appartenenza, nell’organizzazione di manifestazioni sportive e ricreative, di sagre e feste paesane. Si giocava a tombola e si facevano partite di carte.

Cosa succede nel vostro territorio negli anni seguenti e quale ruolo ha assunto il Circolo?

Staranzano è un paese relativamente giovane. Si è staccato da Monfalcone conquistando una sua autonomia, con una popolazione, oggi di circa 7000 persone. Conosce una crescita importante dagli anni ’70 agli anni ’90, con una forte espansione urbanistica e demografica, valvola di sfogo della città di Monfalcone con i suoi cantieri navali. Il rischio in questa fase è che la nuova cittadina, cresciuta in modo troppo rapido, potesse ridursi ad un anonimo agglomerato urbano, una sorta di periferia-dormitorio di Monfalcone, perdendo la propria identità e il senso di comunità. Quindi, per evitare questa deriva il Circolo si impegna per ampliare i punti di riferimento e di attrazione e le occasioni di incontro. Assieme alle altre associazioni parrocchiali, promuoviamo la festa patronale dei Santi Pietro e Paolo (la prima edizione è del 1977) e partecipiamo da allora, con un nostro grande chiosco con cucina, alla storica Sagra de le Raze. Si riscopre lo spirito paesano e le tradizioni locali per includere i nuovi residenti e mantenere la coesione fra la gente. Non sono mancate le gite sociali, in Italia e all’estero, i corsi di ginnastica per adulti e per anziani (nella palestra messa a disposizione dal Comune), i soggiorni termali, i tornei di calcio e le gare di briscola, la Festa della Donna e la castagnata. Molte altre attività hanno contraddistinto il fermento di questo Circolo.

L’attenzione ai giovani è anche centrale negli anni. Negli archivi del Circolo si trovano con continuità, tracce di numerose iniziative pensate proprio per i giovani (cineforum, mostre di pittura e di fotografia, cacce al tesoro, gite in bicicletta, soggiorni estivi e invernali) e naturalmente lo sport: gare podistiche, tornei informali di calcio e basket in grado di attirare ragazzi che poi riempiono e animano così i campi sportivi della parrocchia. Le Acli hanno avuto anche un ruolo non secondario nella crescita del baseball a Staranzano, un’attività ormai tradizionale e ben radicata, che ha ottenuto importanti riconoscimenti nel 2019 dalla Proloco.

C’è un momento in cui affrontate una svolta, e anche le iniziative assumono un nuovo indirizzo?

Nel 2016, il direttivo uscente prende una decisione rilevante. Ormai composto da soci di un’età media intorno ai settant’anni, il direttivo si propone un rinnovo, chiedendo ad un piccolo gruppo di tre giovani di contribuire a sviluppare le attività del Circolo per sostenerlo e dare una mano. Alla fine, ci hanno offerto l’opportunità di entrare nel direttivo.  

La svolta c’è stata quando abbiamo iniziato a concentrarci sullo sviluppo di attività educative rivolte ai bambini e, di volta in volta, sempre più strutturate. Volevamo creare uno spazio di crescita per i giovani sin da piccoli e un supporto alle famiglie, un luogo dove ciascuno potesse esprimere il proprio potenziale e stare insieme agli altri. Siamo partiti con l’organizzazione dei centri estivi, con attività di gioco e animazione per i bambini e i ragazzi delle scuole elementari e medie, per poi passare al nostro ormai storico progetto “eSTAte in STAlle” (doposcuola, laboratori teatrali, centro e campo estivo, grazie al supporto di contributi pubblici e privati. Abbiamo coinvolto 190 bambini, raggiungendo il numero di 420 tesserati.

Eravamo partiti con i volontari che svolgevano le attività senza strutturare oltre le azioni. La prima iniziativa è stata avviata con 12 bambini e 4 operatori, provando a riproporre per tre settimane, e siamo arrivati a 40 bambini, chiedendo un contributo minimo per le spese. Intendevamo essere inclusivi e aperti anche ai contributi della Caritas e ai servizi sociali se fosse stato necessario. Poteva essere un aggancio per quando ci saremmo trovati di fronte a delle famiglie in difficoltà. I bambini che abbiamo coinvolto, negli anni, sono rimasti con noi, diventando volontari, a loro volta, e in continuità anche con l’opportunità del servizio civile. Li abbiamo inseriti in un percorso di crescita e autonomia.

Avete quindi progetti di servizio civile con i quali coinvolgete giovani volontari?

Progetti legati al servizio civile universale, ma abbiamo anche un progetto di servizio civile solidale che consente ai ragazzi di svolgere sei ore in più rispetto a quello universale. La proposta è di trascorrere un periodo estivo, collaborando con noi nella realizzazione di attività di socializzazione per ragazzi. In particolare, i volontari affiancano i nostri educatori e animatori nella realizzazione di attività di centro estivo, presso le Stalle Rosse di Staranzano e durante il periodo scolastico possono essere coinvolti nella realizzazione del "Non solo Doposcuola", con attività di supporto allo studio e non solo, rivolto a ragazzi, con l’accompagnamento di figure specializzate come psicologhe, educatrici, pedagogiste, ecc.

Con il tempo abbiamo aggiunto un servizio doposcuola rivolto ai bambini con specifiche fragilità o disagi, bambini DSA e spazi di dialogo e incontro dove i ragazzi possano avere l’opportunità di confrontarsi e discutere insieme. E’ stato un grande investimento il nostro, ma alle volte ci rimproverano perché sostengono che ci siamo dedicati molto ai bambini e a i ragazzi, trascurando le esigenze della terza età. Abbiamo pensato però ad una serie di iniziative di aggregazione e svago piuttosto partecipante anche dai più grandi, per così dire. Organizziamo balli di gruppo e registriamo la presenta di circa un’ottantina di persone ad ogni pranzo che realizziamo. Non mancano le attività di ginnastica posturale, rivolta soprattutto alla fascia d’età dei cinquantenni. Nell’oratorio c’è anche una cucina che viene aperta a pubblico durante il periodo della sagra di paese.

Inoltre, dal 2009 gestiamo una sala teatro, la San Pio X di Staranzano, che permette di accogliere 182 posti a sedere, dove è possibile rappresentare spettacoli teatrali, intrattenere conferenze, eseguire concerti musicali e corali, questo grazie a lunghi lavori di ristrutturazione iniziati nel 2004 il cui merito va all’interessamento dell’allora parroco Don Fulvio Ostroman. Presso il teatro il Circolo, in collaborazione con Pro Loco e MACC di Staranzano e l'associazione "L'ARMONIA" di Trieste, si organizza la rassegna teatrale "Star a Teatro", con molti appuntamenti da ottobre ad aprile in teatro dialettale. Ma rappresentiamo anche teatro in lingua italiana.

Insomma, riusciamo a mettere in piedi molte attività utili per il nostro paese, con la sola forza dell’azione volontaria e con il contributo di tanti soci che si sono spesi e tuttora si impegnano per rendere tutto questo possibile.

Qualche battuta di arresto o punti di debolezza?

Il Covid è stata un’esperienza faticosa e critica per tutti e anche per i circoli, ma per quanto ci riguarda non posso dire che sulla realtà del Circolo di Staranzano sia stato un ostacolo: abbiamo aperto per sei settimane consecutive, occupandoci di dare risposte a quei bambini che non andavano a scuola a causa dei lockdown; poi dal 2022 al 2023 sono state 12 le settimane in cui ci siamo presi cura dei ragazzi nel periodo dalla fine all’inizio della scuola

Riconosco che siamo più fragili su tutta la fascia dei genitori, magari per il servizio dei pranzi li coinvolgiamo e vengono con i bambini ad aiutarci per l’attività da svolgere, ma non abbiamo pensato a delle iniziative mirate.

In che modo siete, vi sentite Acli e come siete legati al mondo Acli?

Il senso della nostra azione e dell’essere Acli è mantenere uno stile volontario da ormai venti, trent’anni; operando nella gratuità e nell’essere vicini al prossimo perché ci piace farlo. Pensiamo a chi mancano le opportunità, a chi è povero di opportunità, possiamo riconoscerlo tra altri nel fare Acli come la facciamo oggi.

Grazie alla comunicazione, al gruppo GA, al lavoro della Provincia possiamo contare su un bacino numeroso di volontari. Curiamo noi la comunicazione attraverso facebook, instagram e affianco ad un sito più istituzionale, abbiamo un canale whatsapp. Il legame che abbiamo molto stretto e con Us Acli anche per via delle attività sportive che svolgiamo con i ragazzi. E’ un rapporto che nella sostanza ha molto valore per noi.

La questione rilevante riguarda però la necessità di trovare la giusta sinergia con le 70 associazioni iscritte all’albo comunale. Dobbiamo lavorare meglio insieme e forse la fatica maggiore è nella collaborazione e nella coordinazione che ha portato alla proposta di creare una consulta associazioni. La Consulta delle Associazioni è un organismo rappresentativo, uno strumento di partecipazione per favorire il rapporto tra l’amministrazione comunale ed il mondo associativo e tra le associazioni. 

Cosa ha il vostro Circolo che gli altri non hanno?

La capacità di non fermarsi al “si è sempre fatto così”; una via alternativa si può sempre trovare. Trovare la strada da percorrere senza arretrare di fronte alle difficoltà, grazie anche al supporto della creatività.