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Azione Sociale - Acli - Venerdì, 07 Giugno 2024

CIRCOLO ACLI GRASSINA (FIRENZE): INVESTIRE SULLA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE E SUL RISPARMIO ENERGETICO... IL CIRCOLO STORICO GUARDA AL FUTURO

Il 4 aprile del 1947 viene alla luce il circolo Acli a Grassina in provincia di Firenze, grazie alla spinta di Don Dino Vezzosi, allora parroco del paese. Comune limitrofo dell’area metropolitana di Firenze, è una frazione del Comune di Bagno a Ripoli e oggi conta circa quindici mila abitanti, Grassina. Per certi aspetti potremmo definirlo un circolo “tradizionale”, con il bar e le “stanze sociali” (riportano ancora la targa del "Patronato -Segretariato del Popolo") ed un grande salone.

Agli albori, il circolo si inseriva in un clima di divisioni all’interno di una Toscana “rossa”, così ci racconta Giovanni Baldi, il suo attuale presidente. Con riferimento agli anni ‘50 possiamo dire che Il Circolo Acli di Grassina fu una realtà positiva e fruttuosa; nato in funzione anticomunista, ebbe margini più ampi di libertà di colloquio e di interpretazione della realtà rispetto alle organizzazioni cattoliche.

Giovanni il circolo lo ha respirato e vissuto da sempre: il suo papà è stato uno dei fondatori e a casa di parlava sempre del circolo in parrocchia e dall’altra parte la “Casa del popolo”. I primi, avevano già aderito alle Acli sul proprio posto di lavoro. Inizialmente dei parrocchiani della zona misero a disposizione due stanze, insufficienti all’attività del circolo e solo in seguito il parroco mise a disposizione il terreno circostante la parrocchia. Si iniziò a realizzare qui un campo di calcio, inaugurato nel 1950, mentre si attendevano i permessi per aprire un cinema all’aperto, in fondo al campo. Il cinema ha rappresentato un importante incentivo alla nascita di una sede per il circolo. Si volevano porre le basi per edificare una struttura che accogliesse tutte le associazioni parrocchiali della zona. Questo sogno si concretizzò grazie anche al contributo economico della sede provinciale, ma anche per il supporto e il sacrificio di volontari e soci, che trasportarono pietre e ciottoli con abnegazione dal vecchio ponte distrutto dai bombardamenti. Si compiva in piccolo quel percorso di ricostruzione che, nel vero senso della parola, attraversava tutta l’Italia.

Pensate la significatività di questa fase del circolo, “continua Giovanni, in cui si era alla ricerca di un luogo fisico dove poter esprimere liberamente le proprie opinioni e confrontarsi, dove potersi ritrovare riconoscendosi in valori comuni. Fu inaugurato nel luglio del 1953 e da subito si pose come luogo di socializzazione e di sviluppo dei lavoratori cattolici.

Quindi che funzione ha assunto il circolo negli anni successivi? Quale cammino ha percorso?

Ha assunto una funzione centrale: fu capace di creare competenze, impegno politico, partecipazione sindacale e rappresentanza in un clima di impegno e speranza, in un periodo di grande contrapposizione. Nel 1948 era nata la società US Albor Grassina, fondata nel 1948, sul terreno parrocchiale ma non delle Acli, dedicata inizialmente al calcio e poi anche al tennis e nata in risposta a quella sportiva della Casa del popolo. Per far capire il momento. Siamo stati un punto di riferimento anche sul piano dell’aggregazione, delle attività sociali per coinvolgere i paesani e incontrarsi. Il primo campo di impegno del circolo fu l’apertura del Patronato.

Gli anni ’70 e ’80 li ricordo per l’avvio delle attività del judo, centrali in quella fase, e in seguito un fotoclub denominato K2, poi l’iniziativa “Insieme si può” attivata da un gruppo di donne che si ritrovavano insieme. Il circolo si muove in un territorio vivo dal punto di vista associativo, ricco di numerose realtà con le quali iniziata una proficua collaborazione, privilegiando le doti di accoglienza verso chiunque ne avesse bisogno. Abbiamo un salone molto grande, dove vengono allestiti spettacoli teatrali e ricordo lo chiedevano alcuni partiti politici per fare le loro riunioni. Guardiamo al pluralismo politico, dando accoglienza ad incontri organizzati da partiti diversi, purché rispettosi dei valori democratici.

Il circolo si è mostrato nel tempo molto propositivo sulla dimensione culturale, con l’organizzazione di gite, visite alle mostre, ai musei e alle conferenze. Da diversi anni si svolge una serata, molto partecipata con presentazione di poesie su temi di interesse. All’inizio un maggiore coinvolgimento era rivolto ai giovani, adesso è un’attività che guarda principalmente agli anziani.

Quanti siete?

Abbiamo più di 50 soci, tutte le sere dopo cena e i pomeriggi (dalle 15 alle 20), oltre al sabato e alla domenica, si fanno i turni per la gestione del bar. I soci sono sempre stati molto numerosi e si è mantenuta stabile la quantità nel tempo. Ad oggi ancora sono tutti volontari, forse l’unico circolo della zona, anche se la fatica e tanta e siamo stati costretti a chiudere il sabato sera, non riuscendo a tenere. Anche il teatro è gestito da soci. Ci sono delle compagnie teatrali nel circolo dei soci: dal 1999 “gli InSuperAbili” con la partecipazione di ragazzi disabili, che allestiscono delle commedie con il supporto di alcuni professionisti del settore e laboratori teatrali vari; un’altra interna si chiama “Stasera mi butto”. In totale dobbiamo tenere conto del fatto di avere tra i 280 e i 300 tesserati, non pochi. Il circolo di Grassina ha promosso al provinciale 3 presidenti (Nardini, Calvelli, Crini) ed è tuttora parte rilevante della rete associativa che anima il paese con i suoi volontari.

 

Potresti ricordare una fase di passaggio critica per il circolo?

Sì, guarda ti parlerei proprio del momento attuale. Stiamo affrontando una fase piuttosto lunga di incertezza, in cui siamo in trattative riguardo i locali e l’opportunità di continuare le nostre attività come circolo.  La proprietà del locale, essendo su un terreno della curia, era nelle mani della società Fides, della curia. Successivamente, questa società è stata chiusa e proprio il mese scorso, dopo sei anni di trattative il locale è passato di proprietà alla parrocchia. Tra il 2017 e il 2018 è arrivato il nuovo parroco e aveva accennato alla possibilità di prendere i locali e io sono diventato presidente in quel periodo lì. In un arco di tempo di un mese e mezzo in cui avremmo dovuto rifare il contratto di comodato d’uso, che avevamo in precedenza con la società Fides. Le difficoltà per un passaggio di questo tipo sono state tante, basti pensare che il rogito lo hanno fatto un mese fa con la parrocchia. In questo periodo di instabilità, tuttavia, abbiamo avuto modo di utilizzare i locali e svolgere regolarmente le nostre attività.

Un’altra svolta di non poco conto, l’abbiamo sostenuta prima del 2000, quando il tetto ha iniziato a deteriorarsi e si è presentata la necessità di rifare la copertura. Con notevole impegno economico, sono state effettuate migliorie alla struttura in generale, installando dei pannelli fotovoltaici, rifacendo il pavimento e ultimamente l’impianto di riscaldamento/condizionamento. Il consiglio dell’epoca decise di accendere un mutuo (una durata complessiva di 20 anni), per i 200 mq di pannelli fotovoltaici, grazie alla fidejussione della curia, impegnandosi a coprire le spese mensili del debito attraverso il ricavato delle attività del circolo. Oltre ad una scelta legata alla sostenibilità ambientale, si è trattato anche di un importante risparmio sull’energia, che poi ci ha permesso di attivare i lavori per l’impianto di riscaldamento elettrico.

Questo anche per sottolineare che, se qualcuno avesse intenzione di mettere le mani oggi sui locali della parrocchia, dovrebbe mettere in conto con l’impegno di restituire il mutuo. Del resto, era stato acceso nel 2008 e quando la Fides è stata chiusa esisteva già. Comunque, ora il passaggio è fatto, bisogna parlare con il parroco e non ci aspettiamo grandi stravolgimenti. Noi ospitiamo anche il catechismo e da tempo si parla dell’intenzione di dedicare uno spazio dietro al teatro, che ora è chiuso per ragioni di sicurezza, al percorso del catechismo. Ci si aspetta che attraverso la gestione di questo spazio il circolo possa affermarsi come luogo di crescita e di educazione per i giovani.

Ecco, qual è lo spazio che riservate ai giovani nel circolo? Avete avuto delle esperienze interessanti?

Ci sono dei tentativi per avvicinare i giovani, offrendo la possibilità di occupare gli spazi e cercando di impegnarli in vari progetti, con risultati spesso positivi. Attualmente troviamo maggior difficoltà a interagire con i tanti giovani che frequentano il nostro Circolo, in particolare i più giovani, e che in più occasioni creano problemi e danneggiano la struttura. Non vengono dai noi per vivere il circolo, ma frequentano il bar e spesso ci sono discussioni con i soci più anziani, soprattutto a causa di alcuni attivi vandalici e di un comportamento indisciplinato. Solo in quest’ultimo periodo però. Prima i ragazzi venivano dal percorso del catechismo e per loro era una palestra di aggregazione. Adesso sono pochi coloro che frequentano il catechismo e poi scelgono di aderire al circolo.

Sarà sicuramente anche nostra responsabilità, ma non riusciamo ad innescare un maccassimo inverso, per coinvolgerli di più. In noi è forte il desiderio di trovare soluzioni al disagio giovanile anche avvalendosi della collaborazione delle Istituzioni e del Centro di Solidarietà di don Giacomo Stinghi. In questi giorni stiamo organizzando una serata genitori e ragazzi, in cui ci sarà un esperto che parlerà del disagio giovanile e, dal momento che qualcuno fa uso di sostanze pericolose, ci sembra utile far comprendere quali possano essere i rischi. La sera alcuni soci hanno timore e non frequentano il circolo, qualcuno di questi ragazzi viene anche da fuori del paese. Come puoi immaginare c’è una diversità di vedute su come affrontare questo aspetto critico.

Quali altre attività svolgete?

Ospitiamo settimanalmente l’Associazione “Orizzonti” che dal 2002 si occupa di progetti di autonomia per ragazzi disabili e ricordo che il precedente presidente avrebbe voluto costruire un piano rialzato all’ingresso per favorire il passaggio di questi giovani e un’area notturna a loro dedicata, ma poi non è andata in porto. Da noi svolgono l’attività diurna, organizzano cene, vedono la partita della Fiorentina, ecc. Rivolta sempre a loro l’attività che teniamo con il Dojo EMPI DOJO, che settimanalmente introduce al karate un gruppo di ragazzi disabili.

Inoltre, sosteniamo la manifestazione della Rievocazione Storica del Venerdì Santo che coinvolge, per capirsi circa 300 figuranti vestiti con abiti tradizionali e poi vengono allestite delle scene a tema sulla vita di Cristo. Noi offriamo gli spazi per le prove e tutto ciò che serve alla manifestazione. E’ una cosa grossa e iniziano circa sei mesi prima le prove e la parte dei costumi è molto impegnativa.

Ampio spazio è dedicato anche alla Filarmonica Cherubini e al coro della Casa del Popolo di Grassina che effettua concerti nella sala che noi mettiamo a disposizione. Importante è anche la scuola di italiano per gli stranieri della zona e alla ginnastica dolce per gli anziani, in collaborazione con la UISP. Riusciamo a gestire molto in piccolo l’assistenza fiscale per la compilazione dei modelli 730, mentre il Patronato dopo il covid è scomparso: non siamo riusciti più a coinvolgere persone da impegnarsi in questo servizio. Con la chiusura delle scuole non dimentichiamo anche di ospitare i ragazzi nei centri estivi a conclusione della scuola, in collaborazione con la struttura accanto a noi.

Ospitiamo anche la Caritas parrocchiale. Abbiamo una stanza adibita a centro di ascolto per l’assistenza alle persone disagiate alla ricerca di cibo, abiti e lavoro. Durante il covid funzionava solo la distribuzione del cibo alle famiglie con maggiore disagio. Abbiamo un calendario davvero ricchissimo. Quest’anno abbiamo ripreso con la Caritas la “festa dei popoli”, un momento di integrazione e di scoperta delle tradizioni attraverso il cibo e lo scambio.

In che cosa vi sentite di essere Acli oggi?

Nel modo di interpretare la società in una dinamica più cristiana possibile. Nel riuscire a condividere il lavoro e le attività sociali ma vicino ad una fede che si traduca nella quotidianità; riconoscendoci in una vocazione comune e in un valore, esprimedo una vicinanza che si senta. Un’idea di apertura e di condivisione, in questo ci riconosciamo nelle Acli.

Siamo tutti creature speciali - Acli Bologna e US Acli Bologna (BO)

Il progetto delle Acli di Bologna per bambini con doppia eccezionalità, gifted e disturbo dello spettro autistico.

Il progetto S.A.R.A. vuole spostare la luce sui ragazzi da portatori di bisogni a portatori di capacità e per una presa di consapevolezza delle proprie potenzialità espressive.

Si tratta di un’esperienza costruita nella logica e grazie alla forza di rete: con il Comune di Bologna e l’AUSL di Bologna, come Enti sostenitori e promotori, con le Associazioni aderenti all’US Acli, con gli esperti e educatori e i servizi Acli e territoriali. Una rete che, a sua volta, è in grado di tessere nuovi legami  tra i giovani e le loro famiglie, co-costruendo un percorso di crescita, sensibilizzazione e accompagnamento. 

Si parte da un principio fondamentale: la diversità non è un limite, ma può divenire una risorsa e un modo per raggiungere un obiettivo, impiegando e valorizzando gli strumenti a disposizione. Anche per questo abbiamo scelto l’utilizzo della parola inglese gift per indicare la pludotazione: perché quella diversità è un dono.

Le attività sono iniziate lo scorso febbraio, coinvolgendo i giovani in laboratori extra-scolastici, quali doposcuola e di musica, e un corso di formazione intitolato “Bambini gifted e doppia eccezionalità: riconoscerli, accoglierli, valorizzarli nella scuola e nei servizi educativi”, rivolto alle famiglie, agli insegnanti e alla comunità educante.

Ad oggi proseguono con “Siamo tutte creature speciali”, laboratorio di Pet Therapy e dove i bambini partecipano alle attività seguiti da personale esperto in IAA (Interventi Assistiti con gli Animali), di cavalli con la certificazione adeguata e specifica, e con la presenza dei genitori o familiari. La scelta di questa disciplina, già sperimentata nell’ambito di altre progettualità educative e non solo, nasce dall’impatto della relazione con l’animale e la natura,  e dal valore che l’esperienza di incontro con l’altro: i  bambini e i ragazzi riescono in maniera spontanea a far emergere il proprio mondo emotivo, a riconoscerlo e ad ascoltarlo, sperimentandosi nella scoperta e nella comprensione dell’altro, e nella reciprocità delle relazioni.

Si genera uno spazio dove i partecipanti non proveranno più la sensazione di giusto o sbagliato, ma solo di essere parte di un gruppo in cui riuscirà a comprendere le emozioni di tutti. E dove tutti, nella nostra diversità, siamo ugualmente creature speciali.