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Azione Sociale - Acli - Giovedì, 23 Maggio 2024

Consegana ricavato raccolta fondi - Acli Siracusa (SR)

Un momento di grande fraternità si è vissuto oggi presso l’Istituto delle Suore Francescane Missionarie, dove si è tenuta la consegna del ricavato della recente raccolta fondi benefica organizzata dalle ACLI di Siracusa.

L'iniziativa, avviata lo scorso mese in occasione della Festa della Fragola a Cassibile, ha coinvolto decine di volontari e donatori in tutta Siracusa, raccogliendo una somma significativa destinata alla creazione di un giardino terapeutico per persone affette da varie patologie.

Alla consegna del ricavato ha preso parte una rappresentanza della Presidenza provinciale delle ACLI guidata dal Presidente provinciale Antonio Bianca.
La consegna del ricavato non rappresenta solo un traguardo, ma un nuovo punto di partenza per ulteriori progetti e iniziative future.

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Associazione Simposio Immigrati delle Acli (BENEVENTO). Incontrarsi al “CAFFE’ ALZHEIMER” Una risorsa per famiglie e collaboratrici familiari

Siamo nel Sud, a Benevento, dove incontriamo l’Associazione Simposio Immigrati delle Acli, una delle prime esperienze associative del territorio con una presenza significativa di stranieri, nata con l’intento di intrecciare il lavoro della Caritas diocesana locale e la realtà delle colf nelle Acli. L’integrazione fra culture diverse, l’accoglienza, la solidarietà e la promozione dei diritti umani sono il centro attorno al quale ruotano le iniziative e i servizi di supporto offerti alla comunità di migranti ed ai cittadini italiani del territorio, per favorire l’incontro e lo scambio alla vita collettiva. Percorsi linguistici, traduzione e interpretariato, attività aggregative e per il tempo libero, orientamento e accompagnamento al lavoro, assistenza burocratica e legale e mediazione culturale, oltre alla formazione, sono tra i principali ambiti di azione del Simposio.  

Stefania Ciullo e Chiara Santarcangelo ci aiutano ad entrare in questo spazio polifunzionale, dove le traiettorie di vita degli stranieri incontrano quelle degli italiani, all’interno di percorsi progettuali mirati rispondenti ai bisogni che, di volta in volta, emergono. Ce lo raccontano da punti di osservazione diversi, sebbene la loro esperienza converga su alcuni valori di fondo che ispirano il proprio incontro con le Acli.

Stefania tu sei nel Direttivo nazionale di Acli colf e ti occupi dello sportello colf e intermediazione del Patronato. Come nasce la tua collaborazione con l’Associazione Simposio Immigrati?

Il collegamento con il Simposio nasce proprio dall’attività che svolgo con lo sportello colf del Patronato, almeno per quel che riguarda la mia esperienza a partire dal 2011, quando io ho iniziato nelle Acli. Con il Patronato riesco ad entrare in contatto con stranieri, in maggioranza donne, che presentano problemi di lingua; oppure si rivolge allo sportello chi ha uno status di rifugiato ed il nostro compito è indirizzare queste persone verso delle opportunità di inserimento lavorativo e coinvolgerle in percorsi di integrazione. Da questa urgenza si sviluppano progettualità ed iniziative in collaborazione con il Simposio. Il servizio di Patronato, rispondente ad esigenze di carattere più operativo, funge da porta di accesso all’associazione che, dal canto suo, rappresenta lo strumento per promuovere percorsi di integrazione e di orientamento al lavoro, attraverso attività di formazione, corsi di lingua italiana e di specializzazione delle competenze. Iniziative che si prefiggono l’obiettivo di far acquisire le capacità ed i requisiti necessari per inserirsi in un circuito lavorativo. E’ interessante come questo rapporto tra Simposio e Patronato rappresenti una modalità virtuosa di relazione e scambio tra i servizi e l’associazione. Il Simposio crea opportunità per le colf e le badanti (che prestano servizio nelle famiglie), per gli stranieri, avendo cura però di sostenere anche le famiglie che, con le proprie fragilità e solitudini, hanno a che fare con il vissuto degli immigrati nel nostro Paese.

In che modo coinvolgete le famiglie al Simposio?

Una fra tante è la proposta del “Caffè Alzheimer”, del 2016, promosso dall’Associazione Progetto Vita e Simposio, in collaborazione con il comune di Benevento. Si tratta di un progetto davvero qualificante, che si propone di considerare nella sua globalità la relazione professionale ed emotiva che famiglie e caregivers (immigrata ma non solo) intrattengono. Lavoriamo sulla prevenzione e la promozione del benessere, soprattutto, laddove si presentano circostanze delicate, come avviene per l’assistenza ad anziani affetti da demenza senile. Nel nostro territorio, la diffusione dell’alzheimer affligge numerose famiglie, per questo abbiamo deciso di dedicarvi una iniziativa specifica. Il progetto di articola in attività differenti, nel tentativo di sensibilizzare le lavoratrici e le famiglie, così come la comunità, su questo difficile cammino e di costruire una rete sociale di supporto per chi è chiamato ad affrontare una simile patologia. Familiari e assistenti familiari sono inseriti all’interno di un percorso di accompagnamento e sostegno psicologico, per migliorare la qualità della vita dell’utente e dei suoi cari, contrastando l’isolamento, le paure e la poca conoscenza della malattia e del suo decorso. Una delle iniziative proposte si ricollega alla formazione delle badanti. Siamo di fronte a due realtà opposte: le lavoratrici che fanno questo mestiere da tanto tempo e che sono esperte nella gestione dell’utente malato non sono disposte ad accettare l’incarico; mentre chi si trova alle prime armi, è favorevole ad assumere l’incarico, ma ha bisogno di familiarizzare con l’alzheimer e di acquisire adeguate competenze. Noi interveniamo su questo. L’altra parte in gioco sono le famiglie, quasi sempre inconsapevoli dei vari stadi della malattia e ignare di ciò che le aspetta. In particolare, la quarta fase è considerata critica e, grazie ad una serie di incontri che organizziamo, cerchiamo di fornire alle famiglie strumenti informativi e operativi per affrontarla in modo preparato. Non dobbiamo dimenticare che molte famiglie non sono in condizione di permettersi una badante, se si considera che per questa tipologia di impiego piuttosto oneroso le lavoratrici richiedono somme retribuite fra le più elevate. Quindi, cerchiamo di orientare verso progetti, iniziative o strategie di supporto rivolti alle famiglie, per consentirgli di accedere ad alcuni fondi o linee di finanziamento con cui coprire almeno una parte delle spese da sostenere per una collaboratrice.

Il nome “Caffè Alzheimer” nasce dall’idea della convivialità, di un gruppo di persone che condividono esperienze davanti ad un caffè, incontrandosi per socializzare, informarsi e sostenersi a vicenda, perché non si può fare da soli. Le attività devono essere alternate perché usiamo un unico salone come spazio per gli incontri, anche se alcuni incontri vengono realizzati in altri enti che collaborano con il Simposio.

Quali altre problematiche incontrate in Associazione, Stefania?

Già dal 2011, quando io arrivai abbiamo dovuto affrontare delle situazioni delicate, facendoci carico di esperienze di inserimento lavorativo drammatiche, con vissuti di sofferenza che faticavano ad emergere. Attraverso lo sportello di Patronato si riusciva a cogliere il disagio di alcune donne vittime di violenza domestica (fisica e psicologica), così grazie al Simposio abbiamo provato a sperimentale modalità di supporto e aiuto, tenendo conto della riservatezza dei casi e della difficoltà nel condividere esperienze così traumatiche. Abbiamo messo a disposizione dei questionari anonimi, mediante i quali abbiamo raccolto le storie nel totale anonimato, creando uno sportello di ascolto. Non potendo agire individualmente su ciascun caso, abbiamo attivato dei percorsi di sensibilizzazione e confronto sul tema, con il supporto di una figura qualificata. Questa iniziativa si è conclusa nel 2013 ed è stata davvero utile. Ma ancora oggi, trovandomi a gestire i contratti e a conciliare con le famiglie, ho l’occasione di ascoltare di situazioni complesse che trapelano nelle conversazioni con le donne. In questo modo ho l’opportunità di segnale il caso individuale, su cui è possibile poi intervenire. Parliamo però del singolo caso.

Quando ho iniziato ad occuparmi dello sportello di intermediazione mi sono trovata di fronte ad una realtà abbastanza sconcertante, che mi ha scosso profondamente e che ancora mi porto dentro. Dietro alla richiesta di una badante, da parte delle famiglie, spesso si celavano intenzioni di altra natura. Io chiedevo di compilare una scheda per evidenziare le esigenze familiari, che mi consentissero di individuare il profilo più adatto alla richiesta e le principali caratteristiche segnalate, il più delle volte dal figlio dell’assistita, erano legate all’aspetto fisico della lavoratrice (doveva essere giovane, bella, accogliente, disponibile, ecc.). Non sono stati rari i casi in cui abbiamo inserito una badante in famiglia che poi veniva sequestrata, diventando vittima di molestie sessuali. Col tempo abbiamo aperto gli occhi, imparando a cogliere i segnali, a riconoscere i casi sospetti, ad approfondire, nella consapevolezza di trovarci di fronte ad un bisogno di tutela. Personalmente ho maturato il necessario distacco, che mi consente di essere vigile e più circospetta, di capire meglio quale sia davvero il livello di affidabilità della famiglia: però capisci che significa trovarsi tra due fuochi, da un lato la famiglia che vuoi aiutare e da cui vieni presa in giro; dall’altro una donna che, come in un confessionale, ti racconta i dettagli del suo dramma e ti mostra anche le foto. Ti senti responsabile, accade anche questo e devi farci i conti, per aiutare le persone devi stare dentro le situazioni.

Sono circostanze difficili da affrontare e forse agli inizi non immaginavate di dover gestire queste situazioni. Quando è nata l’Associazione Simposio a quali esigenze pensava di dare voce?

Nasce nel 2009 circa, quando cresce la consapevolezza di una presenza numerosa di immigrati nel nostro territorio, che manifestano la necessità di affermare una partecipazione alla vita della comunità, nel rispetto della propria identità, confessione religiosa, tradizione e cultura. Per rivendicare le proprie istanze. Non erano presenti, allora, progetti di supporto o attività di inclusione che potessero rispondere a queste urgenze. All’inizio, quindi, questo è stato l’intento con cui nasce il Simposio: progettare proposte rivolte alla popolazione immigrata nell’area della provincia. Tuttavia, l’integrazione e la costruzione di una società inclusiva sono processi che necessitano della concomitanza di più dimensioni e del coinvolgimento di molteplici attori: per questo, si è scelto di indirizzare le proprie iniziative non più esclusivamente alla popolazione migrante, ma anche ad altri. Adesso capita spesso di attivare corsi di formazione con una presenza di italiani superiore a quella degli stranieri, ad esempio. Ci sono attività, come gli appuntamenti aggregativi di Natale e di Pasqua, che organizziamo per lo scambio degli auguri e per creare situazioni di incontro e confronto, a cui partecipano le famiglie rifugiate, con bambini, che scappano dalla guerra, ma anche famiglie di italiani che vogliono contaminarsi. Vogliamo far capire che le Acli ci sono e che siamo vicini alle persone, indipendentemente dalla loro provenienza.

Abbiamo organizzato anche degli incontri finalizzati all’integrazione, usando il cibo come occasione di scambio culturale. Un gruppo di donne ha preparato del cibo del proprio Paese di provenienza spiegandone le caratteristiche, per fare gruppo e conoscere le usanze delle altre; hanno il giovedì libero e la domenica e organizziamo questi momenti in quei giorni della settimana. In proposito, con il sindaco stiamo lavorando per individuare una struttura per poter ospitare queste lavoratrici che nei giorni liberi non possono restare in famiglia e non sanno dove andare a dormire. Le abbiamo indirizzate alla Caritas, tuttavia pensiamo sia necessario trovare una situazione non emergenziale, ma più stabile e duratura.  

Le attività che il Simposio svolge con continuità riguardano la formazione delle colf-badanti e i corsi di lingua italiana. Da quattro anni, sono attivi percorsi di formazione, una edizione per ogni anno, rivolti ai lavoratori del settore domestico per qualificare professionalmente le persone in colf generico polifunzionale, specialistico baby- sitter e badante. Durano tre mesi e l’ente di formazione rilascia un attestato che ciascuno può utilizzare per lavorare. Poi con la collaborazione dell’Università di Siena ci occupiamo dei corsi di lingua, dove si impegna attivamente la nostra Chiara.

Chiara tu sei una volontaria di servizio civile, che sta concludendo il proprio progetto alle Acli di Benevento e il tuo coinvolgimento nei corsi di italiano per stranieri al Simposio è stato orientato da una formazione in mediazione linguistica e culturale all’Università degli stranieri di Siena, giusto?

La questione dell’empowerment, della cura e dell’integrazione degli stranieri è il tema principale del progetto di servizio civile a cui ho scelto di aderire, dal titolo “Il mondo della cura”, in un contesto come quello delle Acli a Benevento, sensibile alle problematiche dell’immigrazione, con la presenza del Patronato, delle Acli colf e di una serie di servizi rivolti agli stranieri. La mia formazione è la conseguenza di un interesse che coltivo da tanto e che ha trovato un’interessante applicazione nella mia esperienza al Simposio Stranieri. L’ambiente armonioso e accogliente dell’Associazione mi ha offerto l’opportunità di maturare competenze professionali importanti e di vivere un’esperienza positiva e gratificante, confermando il desiderio di insegnare italiano agli stranieri in futuro.

Cosa potresti raccontare delle attività che ti hanno vista coinvolta nell’Associazione Simposio e nelle Acli?

Con la supervisione della mia OLP ho supportato le persone nelle pratiche relative alla domanda e all’offerta di lavoro per donne straniere, per lo più rumene, russe ed ucraine. Alcune donne sono in Italia da poco e non conoscono la lingua italiana, ma grazie allo sportello immigrati del Patronato, nella stessa sede del Simposio, sono stata supportata da una mediatrice linguistica che ha reso possibile la mia interazione con queste donne. Ho potuto sperimentarmi nei corsi di lingua, potendo aiutare con l’insegnamento dell’italiano. I corsi del Simposio permettono di ottenere la certificazione di lingua italiana in collaborazione con l’Università degli studi di Siena, dal livello A1 fino al B1. L’opportunità di fare domanda per la cittadinanza italiana per un immigrato è legata al riconoscimento di una certificazione B1, mentre l’attestazione di un livello A2 consente di richiedere il permesso di soggiorno di lungo periodo. Quindi, è possibile immaginare come sia importante questa opportunità dei corsi per gli stranieri. Per me è stata un’avventura, non sono soltanto corsi di lingua. Io li vedo come un dare e avere, una straordinaria opportunità per conoscersi, costruire legami, perché lo scambio culturale passa attraverso queste interazioni, in cui loro raccontano di sé, del proprio Paese: io offro il mio contributo, mettendomi a disposizione dei partecipanti, cercando di motivarli, studiando per dare risposte alle loro domande e loro, attraverso il proprio impegno e partecipazione, mi restituiscono momenti di grande crescita umana e professionale.

Ti sei occupata solo dei corsi di lingua?

No, ho avuto occasione di conoscere chi è stato inserito nelle attività lavorative di pubblica utilità grazie all’azione dell’Associazione e delle Acli, che collaborano con il Tribunale per questo. Faccio parte anche di GA Benevento che si è ricostituita da poco e con il mio gruppo a Natale abbiamo organizzato un momento di aggregazione e di festa per i bambini, figli di famiglie immigrate con le quali abbiamo contatti tramite il Simposio e le Acli colf. Abbiamo organizzato una tombolata e dei laboratori creativi. Tra l’Associazione, i servizi e il resto delle Acli c’è una bella sinergia e una fruttuosa contaminazione di cui beneficiano le progettualità di Simposio.

Per il futuro…. Sono dentro all’Associazione e mi piacerebbe restare per offrire quella disponibilità con cui è possibile andare incontro agli altri. Ho imparato che al Simposio facciamo questo!